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    AIFM e 5G, perché no?

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    E’ nato AIFM NOIR (Not Only Ionizing Radiation), lo spazio dedicato al 5G

     

    Assistiamo nel web, e non solo, ad un dibattito-scontro sempre più accanito su questo tema. Come sempre, strattonati da una parte e dall’altra dalle fazioni opposte dei favorevoli e dei contrari, e non siamo ancora arrivati allo scontro politico…allora, ci siamo detti, è il caso che come fisici medici ce ne occupiamo.

    Non abbiamo elementi per garantire che questa tecnologia non porti con sé pericoli che rischiamo di sottovalutare, ma quello che più ci preoccupa è la quantità di informazioni antiscientifiche che vengono fatte passare, qualche volta anche in buona fede, in nome del principio di precauzione.

    Non è il nostro core business, certamente, ma possiamo assistere passivamente a un dibattito sull’impatto delle radiazioni elettromagnetiche,  sulla salute, per quanto non ionizzanti senza esprimere un parere? Come fisici medici non abbiamo prestato esplicitamente un giuramento di Ippocrate come  i colleghi medici, ma  tutti noi, studiando la fisica applicata alla medicina, ci siamo promessi  di fare qualcosa a favore dell’umanità e dell’ecosistema lavorando in scienza e coscienza, fuori dai giochi di potere…allora perché non metterci in gioco anche in quest’occasione?

    Guardiamo un poco oltre: quando parliamo di 5G non ci dobbiamo chiedere SE, ma ENTRO QUANDO questa tecnologia si diffonderà su tutto il globo. Dobbiamo quindi, come sempre, affrontare il rapporto rischio-beneficio, cercando di fare pressione perché i rischi/benefici reali siano valutati e affrontati scientificamente e razionalmente, senza vincoli se non quello dell’onestà intellettuale

    Nello spazio dedicato nel sito alle NIR abbiamo pubblicato alcuni articoli introduttivi alla tematica del 5G, seguiranno  articoli nei quali si ragionerà sull’impatto che la rete avrà sulla salute.

    Speriamo che quest’iniziativa possa essere utile a tutte quelle  persone che sono  alla ricerca di un’informazione  chiara e scientificamente affidabile  e che stimoli inoltre la partecipazione coinvolga dei colleghi che già si occupano di campi elettromagnetici ma anche di  quelli che, coinvolti in altri settori della fisica medica  siano semplicemente incuriositi dal tema e desiderosi di acquisire nuove conoscenze sull’argomento.

     

    Lo spazio è attualmente  curato da

    Lorenzo Bianchi

    Stefania delle Canne

    Francesco Frigerio

    Luca Gentile

    Gianluigi Giorgetti

     

    Tutti sono invitatati a partecipare attivamente, proponendo contributi o anche solo domande e commenti a quello che è già pubblicato.

    Buona navigazione, aspettiamo i vostri feedback!

    Commenti

    24 COMMENTI

    1. L’ICNIRP, nel marzo 2020, ha pubblicato un aggiornamento delle sue linee guida per la protezione del pubblico e dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza. Si riferiscono a molte applicazioni dei campi elettromagnetici, una fra tutte la nuova tecnologia 5G, che lavorerà a frequenze più elevate rispetto alle precedenti.
      L’acceso dibattito sui possibili rischi per la salute connessi alla diffusione ampia che la tecnologia 5G è troppo spesso impostato su informazioni non attendibili, non scientifiche, e si presta alla strumentalizzazione  da parte degli interessati di turno, siano essi politici o gruppi estremisti che portano avanti azioni, a volte, anche molto violente.
      Alla luce di tutto ciò  sul 5G, AIFM ha ritenuto cosa utile tradurre le FAQ pubblicate on line da ICNIRP; la traduzione è stata fatta da un gruppo al quale hanno preso parte il nostro socio Francesco Frigerio e  ricercatori dell’ISS, del CNR e dell’INAIL.

      Troviamo qui la traduzione, pubblicata sul sito dell’ISS, sicuri di fare cosa utile non solo ai colleghi fisici medici, ma anche a tutte quelle persone che vogliano informarsi correttamente su questi temi.
    2. Mala tempora currunt

       

      L’ International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection ha pubblicato le linee guida aggiornate per le frequenze da 100 kHz a 300 GHz.

      Il documento, che è citabile come un articolo su Health Physics, aggiorna le linee guida del 1998 per le radiofrequenze, e in parte anche quelle del 2010 che trattavano degli effetti di stimolazione dei tessuti fino a 10 MHz.

      Prima della loro introduzione, nell’intervallo tra 100 kHz e 10 MHz era necessario fare riferimento a due documenti diversi contenti l’uno i limiti per gli effetti di stimolazione l’altro quelli per il riscaldamento.

      Ora, per l’intervallo tra 100 kHz e 10 MHz il riferimento è un unico documento che i fisici medici devono leggersi bene perché riguarda una serie di applicazioni dagli elettrobisturi, alla Tecar Terapia con diverse varianti di fisioterapia nel mezzo.

      In tempi normali (bona tempora currebant) sarebbe stato sufficiente precisare quanto sopra, eventualmente specificando che i limiti di base non sono cambiati mentre sono stati precisati i valori di riferimento, in particolare nell’intervallo di cui sopra, per tenere conto del progresso delle conoscenze.

      Fermi restando i limiti di base, considerando l’introduzione e la maggiore diffusione di applicazioni ad alta frequenza come le telecomunicazioni 5G sono stati introdotti livelli di riferimento che tengono conto delle possibili nuove modalità di esposizione.

      Oltre a precisare tutto questo, sul sito ICNIRP sono comparse anche risposte a domande, che un tempo potevano parere offensive: tutta la letteratura viene considerata, semplicemente il fatto che un effetto si presenti in vitro, o anche in vivo ma in condizioni non controllate, non costituisce una motivazione sufficiente per rivedere restrizioni che devono tutelare tutti.

      Mai come in questi giorni si capisce che gli enti tecnico scientifici come ICNIRP, ISS etc. hanno un ruolo fondamentale.

    3. Sembravano scomparsi da qualche tempo; o, perlomeno, sedati dalle preoccupazioni per l’emergenza che tutti stiamo attraversando. E invece no, sono nuovamente sbucati, dai loro covi, senza nemmeno quel minimo pudore che le circostanze richiederebbero: sono loro, i complottisti, più precisamente quella sotto categoria che si occupa, nello specifico, di diffondere fantasie sui presunti danni da 5G.

      Mentre è sotto gli occhi di tutti l’efficacia della tecnologia nel confinare i contagi in Corea, dove le infrastrutture hanno retto benissimo l’impatto della mole di dati gestita per il tracciamento dei positivi e di tutti i loro contatti, in Gran Bretagna si è assistito, negli ultimi giorni, ad assalti veri e propri alle nuove antenne al grido di “fuck 5G”. In Irlanda la stessa cosa. Sia ben chiaro, stiamo parlando delle falangi più violente; non tutti, per fortuna, sono così: uno per tutti, possiamo citare  Oasi Sana ( “…gruppo umano di professionisti, terapeuti e cultori di discipline bionaturaliche propone la giusta sintesi rigenerante e detossificante di medicina naturale e informazione Consapevole”, https://oasisana.com/informazioni/), che a beneficio di tutti i cultori della verità scientifica propone, addirittura, un dossier articolato in varie parti (oggi siamo giunti alla terza) dove si parla del “grande esperimento medico non etico della storia umana”. E, inutile dirlo, “i vaccini non servono”.

      Nuclei di resistenza tenace, a tutti i costi, che manifestano la propria resilienza in qualsiasi occasione. Anche in questa lo possiamo constatare: nemmeno il covid-19 li ferma. Sembrano assopiti, eppure, dopo un periodo di latenza tornano a manifestarsi. Proprio come il virus, che ci aspettiamo attenuerà la propria virulenza nel periodo estivo, per poi ripresentarsi nella stagione invernale. Varrebbe la pena analizzare il loro DNA per comprendere, una volta per tutte, la loro capacità di difendersi, e con grande efficienza, da qualsiasi verità scientifica. Ma noi non lo faremo, no; perché anche noi siamo contrari ad ogni esperimento non etico.

    4. È stato pubblicato sulla rivista scientifica “Electronics” (mensile online internazionale ad accesso libero, basato su peer review) uno studio realizzato dall’ARPA Lazio in collaborazione con l’Università di Cassino sulle procedure per la misurazione dei campi elettromagnetici generati da impianti 5G.

      Il lavoro documenta i risultati delle campagne di misura condotte dal personale dell’ARPA Lazio sui primi segnali 5G attivati nel territorio del comune di Roma. L’esperienza è stata fondamentale per definire e validare le procedure operative utili per la determinazione sperimentale dei principali parametri che caratterizzano l’impatto elettromagnetico prodotto da impianti 5G di nuova generazione.

      Lo studio rappresenta un primo, deciso passo verso la standardizzazione delle metodologie di estrapolazione che verranno adottate dalle Agenzie Ambientali per la verifica della conformità delle emissioni degli impianti 5G rispetto ai limiti imposti dalla normativa italiana.

      https://www.snpambiente.it/2020/01/31/impianti-di-telefonia-5g-studio-sperimentale-di-arpa-lazio/

      https://www.mdpi.com/2079-9292/9/2/223

    5. http://www.arpa.piemonte.it/news/misure-di-segnali-5g-arpa-piemonte-partecipa-ad-un-interconfronto-internazionale

      Arpa Piemonte ha partecipato il 16 gennaio 2020, a Lubiana, ad un interconfronto sulle misure di segnali di telecomunicazione con tecnologia 5G organizzato dall’Istituto Sloveno delle Radiazioni Non Ionizzanti (INIS).

      Questa iniziativa, a cui hanno partecipato laboratori accreditati di diversi paesi europei (Arpa Piemonte è stata invitata in quanto laboratorio accreditato per la taratura di sensori e antenne a radiofrequenze), costituisce uno dei primi momenti di confronto a livello internazionale sulle rilevazioni in campo di segnali 5G finalizzate alla valutazione dell’esposizione umana a questi segnali.

      Le diverse squadre di misura coinvolte nell’interconfronto hanno misurato con proprie catene strumentali, presso un sito urbano della città di Lubiana, lo stesso segnale generato da una stazione radio base controllata da un operatore delle rete 5G.

      Grazie agli esiti di questo interconfronto potranno essere definiti alcuni aspetti delle metodiche di misura di segnali 5G, che risultano ancora in fase di discussione nella comunità scientifica internazionale. Si tratta quindi di una attività di grande rilevanza per poter meglio valutare l’impatto elettromagnetico delle nuove antenne 5G che suscitano attenzione e allarme nell’opinione pubblica.

    6. Tra le prime misurazioni del campo elettromagnetico delle nuove antenne con tecnologia 5G evidenziano valori molto inferiori ai valore di attenzione e all’obiettivo di qualità previsto dalla normativa.

      Come noto, l’installazione di ogni impianto radiobase è soggetto ad un parere preventivo di Arpa, che si esprime sulla compatibilità del progetto con i limiti previsti dalla normativa per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici. Le valutazioni di ARPA, inviate come previsto al Gestore e ai Comuni, considerano l’impatto massimo sia dell’impianto in progetto che degli impianti già presenti sul territorio, verificando il rispetto dei limiti di legge in tutti i punti accessibili dalla popolazione.

      I risultati del parere (il primo per il 5G è stato emesso da Arpa a ottobre 2019) hanno evidenziato il rispetto dei limiti di legge in tutti i punti considerati con un valore di campo elettrico “calcolato” sempre inferiore ai 6 V/m, che rappresenta il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità per il campo elettrico (fig. 2).

    7. …ma non avete mai osato chiedere

       

      Capita più o meno a tutti noi di essere interpellati a proposito del 5G e degli effetti sulla salute. Facendo una ricerca on line ci rendiamo conto di quale sia il livello di disorientamento, al quale ci ha portato l’affrontare in modo disordinato la questione 5G-salute, spesso senza riferimenti scientifici, o richiamando pubblicazioni dalla qualità discutibile (purtroppo la gaussiana è larga…).

      Qui di seguito proponiamo una sorta di vademecum, proposto da Luca Gentile dopo l’esperienza fatta a Cortandone il 25 gennaio scorso, dove è intervenuto come esperto in materia e si è trovato a rispondere a domande incalzanti da parte di un pubblico sostanzialmente contrario al 5G.

      Luca Gentile e il Fisico (non medico) Flavio Corino hanno condensato in 17 domande e risposte alcuni concetti base, sulla scorta degli interventi fatti durante la serata a Cortandone.

      AIFM Noir li ha rivisti e li propone a tutti i colleghi che si troveranno coinvolti in contesti come quello descrtitto sopra, o più semplicamente in coda al supermercato, e verranno interpellati sul 5G.

      Ogni suggerimento è bene accetto, buona lettura!  

       

       

      Il 5G

      1. A cosa serve?

      A comunicare dati con un tempo di ritardo così basso da poterli considerare disponibili ovunque nel mondo immediatamente, relativi non solo (più) alle comunicazioni vocali, ma piuttosto per far funzionare macchinari e servizi (“internet delle cose”). Diventano così realizzabili sistemi di guida veicoli automatizzati con controllo remoto, telechirurgia e così via.

      1. Cosa ci guadagniamo?

      Meno tempo impegnato in compiti ripetitivi e poco creativi. Il che significa che potremo avere più tempo a disposizione per occuparci di compiti a più alto livello, ovvero più creativi e più stimolanti.

      1. Abbattono tutti gli alberi?

      NO. Questa perplessità emerge dal fatto che una delle bande del 5G che verranno utilizzate (cfr domanda 10 ) è facilmente ostacolata da oggetti delle dimensioni del millimetro, come il fogliame. Ma il risultato di questo dato di fatto è che dove vi sono piante, là non verrà utilizzata questa banda.

      1. Gli alberi sono danneggiati dalle radiazioni?

      NO. Le radiazioni ionizzanti danneggiano gli alberi come tutto il tessuto organico (raggi X, raggi gamma, eccetera). Le radiazioni non ionizzanti (come le onde RF del 5G) NON danneggiano gli alberi.

       

      1. E possibile che i giovani camminino per strada guardando il cellulare?

      La tentazione di usare il cellulare continuamente è fortissima, perché è una novità tecnologica e comunicativa relativamente nuova ed inebriante. Essere in contatto con tutti continuamente ha un fascino incredibile al quale tutti facciamo fatica a resistere. Ma nel tempo impareremo, come è successo con tutte le tecnologie a cui siamo abituati in questo momento, a dosare l’uso utile senza scadere nell’abuso, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza ed aiutarci l’uno con l’altro ad imparare a gestire questi nuovi mezzi di comunicazione.

      Per cui: sì, i giovani cammineranno per strada guardando i cellulari così come gli adulti, solo che i giovani terranno i cellulari vicino e gli adulti lontano, non per le radiazioni, ma perché le capacità di messa a fuoco, calando con l’età, richiede braccia sempre più lunghe.

      1. Non dobbiamo vietare il cellulare ai minori?

      Non per questioni legate all’esposizione alle radiazioni non ionizzanti, ma per questioni inerenti il corretto uso. Quindi l’uso va fortemente limitato e sempre supervisionato a bimbi piccoli e mano a mano che il genitore giudica il bimbo in grado di autogestirsi all’uso, può aumentare il tempo giornaliero concesso e allentare la supervisione. E’ fondamentale che si consideri l’importanza dell’educazione all’uso di tutti i mezzi di comunicazione, cellulare compreso, perché contribuiscono fortemente a formare il carattere e le capacità di socializzazione della persona. Vietare non serve; educare ad un corretto e responsabile utilizzo invece sì, ma non è cosa facile e soprattutto coinvolge più aspetti comportamentali della vita di ognuno (vedi progetto “Patentino per lo Smartphone” della Regione Piemonte)

      1. E’ vero che ARPA e ASL , Fisici Medici o ingegneri non sanno (ancora) come misurare il 5G?

      La tecnologia 5G si prefigge di indirizzare il campo solo dove e quando serve, diversamente dalle precedenti. Per cui misurare il campo mentre non viene utilizzata non serve a nulla: il valore di campo dipende strettamente da quanti dispositivi ne richiedono l’uso in un determinato istante e punto dello spazio. Quando non si può definire esattamente com’è il quadro, in prevenzione di solito si adotta un principio di precauzione, ovvero si considera il caso ragionevolmente peggiore. In risposta a questa difficoltà, la comunità europea ha prodotto il Technical Report IEC TR62669:2019 che le varie istituzioni andranno a studiare e ad applicare di volta in volta.

      Inoltre va sottolineato che molta della strumentazione disponibile può sovrastimare il campo, ovvero riportare un risultato maggiore del reale.

      L’elettronica sta evolvendo per ovviare a ciò e fornire commercialmente strumentazione a costi contenuti.

      1. Aumenteranno i tralicci?

      Aumenteranno le antenne, che non saranno per forza tralicci, e soprattutto nelle città.

      Ma ciò a causa del limite italiano (6 V/m, che in realtà è il valore di attenzione) estremamente basso rispetto a quello degli altri paesi tipicamente di 61V/m.

      Ciò è legato in particolare non tanto alla situazione misurabile strumentalmente, ma a quella autorizzativa, che prevede limitazioni ancora più stringenti in tema di rilascio parere tecnico da parte di ARPA e: infatti sopra gli attuali tralicci esistenti si constata una generale saturazione (autorizzativa) delle potenze permesse (soprattutto in città), con la conseguenza che chi voglia aggiungersi (p.es.5G) non trova sempre lo spazio, e sarebbe quindi costretto a “migrare” costruendo altri tralicci in posizioni limitrofe o posizionando più antenne a bassissima potenza.

      E’ stato valutato che ciò porterebbe un onere a carico dello Stato di circa 4 miliardi di euro. Tuttavia si veda la pubblicazione  AIRP (https://www.airp-asso.it/) le misurazioni  reali possono mostrare che le valutazioni previsionali in fase autorizzativa erano conservative anche del 50%

      Per quanto istintivamente l’aumento di antenne fa pensare ad un aumento di intensità di esposizione, non dobbiamo dimenticare che nessuna tecnologia per quanto innovativa o per quanto vada a sommarsi alle esistenti può esimersi dal rispetto dei limiti di legge di intensità di campo (che è il valore che dà una misura della pericolosità), pena… l’essere fuorilegge!

      Per capire bene questo effetto lo si può paragonare al riscaldamento domestico, con il passaggio dai termosifoni (sotto la finestra) al riscaldamento a pavimento. Per avere lo stesso valore di temperatura ambientale al termostato, nel primo caso avremo degli hot spot, i termosifoni, ovvero dei punti in cui la temperatura è molto più alta di quella desiderata ed eventualmente anche dei punti freddi. Invece nel secondo caso avremo ovunque una temperatura costante più bassa ovvero prossima a quella desiderata.

      1. Come verranno date le autorizzazioni per i nuovi tralicci?

      Verranno date in modo simile a quelle già date per il 2G, 3G e 4G, con la differenza che l’approccio sarà molto più cautelativo verso la popolazione, siccome proprio per quanto detto sopra viene considerato il massimo inviluppo del diagramma di irradiazione, ipotizzando quindi che l’antenna emetta continuamente nel tempo (cosa che in realtà non fa) e con il massimo guadagno in ciascuna direzione (cosa che non può succedere).

      1. E’ vero che le onde del 5G sono “nuove”, ovverosia che non sono mai state indagate dalla scienza?

      Assolutamente no. Sono sempre onde elettromagnetiche a radiofrequenza i cui effetti sui tessuti sono noti e studiati da decenni. Rispetto alle precedenti generazioni, il 5G si insedierà su 3 diverse bande di frequenza: la prima è la stessa delle frequenze che venivano già usate dalle TV fino a 10 anni fa (700 MHz); la seconda è quella adiacente agli attuali impianti di trasmissione dati wi-fi e wi-max (3.7 GHz). Soltanto la terza (27 GHz) è nuova nel mondo della telefonia, ma già ampiamente utilizzata per le comunicazioni satellitari, e tuttavia pare sarà per il momento sottoutilizzata (nella gara per l’assegnazione delle frequenze le compagnie telefoniche si sono “azzannate” per le prime due bande, snobbando invece i 27 GHz). Si noti, poi, che a 27 GHz le onde hanno un potere penetrante bassissimo, motivo per cui le antenne riceventi dovranno esser posizionate all’esterno.

      Un errore percettivo tipico è quello di pensare che più è alta la frequenza, più è alto il danno che le radiazioni inducono sulle persone. Questa cosa è vera SOLO per l’intensità di campo, ma è estremamente falsa quando si parla di frequenza. Ogni banda di frequenza ha un comportamento estremamente diverso dalle altre bande, per questo va studiata e conosciuta a parte.

      Per convincersene è sufficiente pensare che, se aumentassimo ancora un po’ la frequenza delle onde, ad esempio sopra i 300GHz che istintivamente ci sembra un numero enorme, entriamo nelle frequenze dell’infrarosso.

      I telecomandi della TV o del condizionatore usano la lunghezza d’onda di 900 nm che corrisponde a 300 THz, ovvero 300 mila GHz.

       E se aumentassimo ancora un po’ arriveremmo a delle frequenze ancora più note con le quali conviviamo quotidianamente, da sempre e in ottimo accordo, anzi senza le quali ci perderemmo bellissimi panorami: le radiazioni visibili.

      1. E’ vero che il 5G userà frequenze “migliaia di volte” superiori a quelle usate finora?

      NO (vedi domanda precedente).

      In ogni caso il termine “migliaia”, per la frequenza, è usato in modo fuorviante e ingannevole: il calore emesso dai nostri corpi ha frequenza migliaia di volte superiore a quelle del 5G, e la luce visibile ai nostri un milione di volte superiore…

      1. Quale caratteristica delle onde elettromagnetiche “fa male” ?

      Gli effetti biologici delle onde dipendono SOLO da due proprietà dell’onda elettromagnetica: frequenza e intensità. NON dalla modulazione (che sia essa 2G, 3G, 4G, 5G…8G).

      In altre parole e per analogia con il suono: sono il tono della voce il suo volume che hanno effetto, non la lingua con cui parlo! (nessuno si è mai sognato di dire che parlare in uzbeko provochi malattie, ma se strillo in francese forse qualche effetto negativo lo creo…).

      Per tale ragione, e sotto l’aspetto biologico, le onde 5G delle bande 700 MHz e 3.7 GHz sono in tutto e per tutto uguali a quelle già presenti e utilizzate negli anni passati. Per di più, tali onde verranno utilizzate a potenze (intensità) minori (5-20 Watt in antenna contro 50-70 Watt del 2G, 1000-3000 W delle TV)

      1. Esistono dei limiti più bassi per scuole ed ospedali?

      NO perché non servono.

      L’attuale “valore di attenzione” di 6V/m  della normativa italiana è già un limite più basso del “vero” limite (20 V/m),  ed è introdotto per tutti i luoghi a possibile permanenza della popolazione, istituito appositamente per tutelare maggiormente la popolazione dagli eventuali effetti a lungo termine.

      Sono sempre possibili soluzioni ed accorgimenti per limitare l’esposizione; tuttavia si deve evitare che tale limitazione infici il corretto funzionamento di altri apparati che negli ospedali hanno utilità clinica. Per i pazienti non è previsto un limite se non quello valutato dal medico come la giusta quantità in un range in grado di fornire l’informazione  o l’effetto terapeutico. Per i lavoratori esposti invece i limiti, previsti dal  capo V del D. Lgs 81/08  sono molto più elevati 

      1. Abbiamo dei dati sul rischio per tutte le bande?

      Su tutte quelle di maggiore utilizzo SI.  E, soprattutto, su quelle in cui gli organismi viventi sono più sensibili (10-400 MHz) l’ICNIRP (https://www.icnirp.org/) ha stabilito i limiti più bassi. Nessuna banda di frequenze potrebbe mai essere utilizzata su larga scala senza avere prima dati inerenti il rischio su tessuto organico legato all’esposizione.

      1. Possiamo garantire che non siano pericolose?

      Ad oggi siamo SICURI che sono pericolose. Così come siamo altrettanto sicuri delle condizioni in cui lo sono. Così come sappiamo in che condizioni è pericoloso il fuoco, indispensabile per le nostre attuali condizioni di vita e in che condizioni sono pericolose le radiazioni ionizzanti, che usiamo tutti i giorni per salvare vite con la radioterapia e la radiodiagnostica.

      Non esiste nulla che NON sia pericoloso, dipende sempre dal suo utilizzo.

      Se ingeriti, sette litri d’acqua possono uccidere un uomo. Di normale sale da cucina, è invece sufficiente mezzo chilo. In analogia, sappiamo bene che non dobbiamo mettere il gatto nel microonde: in determinate condizioni anche le radiofrequenze possono essere letali.

      Tuttavia, abbiamo strumenti che sono sensibilissimi alla loro presenza e il costante controllo deve essere assicurato sempre.

      Sono state effettuate nei decenni passati più di 30000 studi in materia. La stragrande maggioranza dei quali ha evidenziato che non ci sono pericoli alle frequenze e alle intensità utilizzate dai pubblici servizi.

      Esistono però anche casi in cui si evidenza il contrario. Se si volesse ad esempio sostenere che le radiazioni a radiofrequenza sono pericolose, si potrebbero selezionare quelle decine di studi che lo sostengono e ignorare invece le decine di migliaia che dimostrano il contrario per avere una sorta di “supporto scientifico”.

      Dipende dal proprio obiettivo: se si vuole avvicinarsi ad una verità, o più semplicemente confortare una propria idea.

      Ma, ad esempio, nessun esperto di finanza fornirebbe solo i dati di un titolo quando sale, ignorando le volte in cui scende. Per fare un esempio ci sono molti studi in cui  il gruppo di controllo  aveva un vantaggio da un fattore eziologico come le radiazioni  ionizzanti o il DDT. Uno studio per quanto ben fatto non è sufficiente  per stabilire la classificazione di un agente. Per il Bosone di Higgs sono stati trovati segnali  a varie energie ma solo quello a 125 Gev  dopo misure e statistiche durate anni è stato considerato affidabile

      1. Ma i recenti (2018) risultati dell’NTP americano e del Ramazzini italiano hanno mostrato allarmanti conclusioni. E’ vero?

      NO.

      Entrambi gli studi (quanti di coloro che hanno divulgato le relative notizie li hanno letti davvero?) potrebbero inserirsi in quella “normale” fluttuazione casuale statistica dei risultati di cui alla risposta precedente.

      Nello specifico, poi, l’NTP ha indagato gli effetti a livelli di intensità migliaia di volte maggiori di quelli realmente persistenti (e prevedibili) sul territorio, peraltro utilizzando esposizioni differenti. Lo studio del Ramazzini non ha dimostrato la potenza statistica adeguata per discernere eventuali effetti nocivi (Schwannomi al cuore dei ratti) dalla normale casualità dei risultati, evidenziando al contrario serie carenze nell’analisi dei dati e delle procedure adottate, oltreché porsi in una situazione de facto inesistente nell’ambiente di vita umano (passata e futura). Inoltre, se anche i risultati fossero confermati, sarebbe dimostrato un effetto nei soli maschi ad intensità di campo di 50 V/m medio a cui i ratti sono stati continuamente esposti dal concepimento alla morte.

      Un livello di campo di 50 V/m è permesso dall’ICNIRP (https://www.icnirp.org/)perché si dimostra che sotto questo livello il SAR, o tasso di assorbimento specifico, nell’UOMO, non supera 0,08 W/kg che è il vero limite ICNIRP (https://www.icnirp.org/).

      L’Istituto Ramazzini stesso riporta nell’articolo https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29530389/

      il calcolo del SAR per il ratto che risulta di 0,1 W/Kg.

      Quindi i risultati in ogni caso non sarebbero affatto allarmanti, ma rassicuranti!

      Si consiglia di leggere l’articolo al link sopra riportato per un giudizio tecnico e anche etico per chi ama gli animali  su come è stato condotto lo studio.

      L’NTP poi, ha usato tre livelli di SAR, tutti molto più alti di quelli del Ramazzini ma ha trovato, ancora una volta, effetti solo nel gruppo a esposizione più alta.

      Per questo correttamente l’ ICNIRP (https://www.icnirp.org/) ha concluso che i due studi sono incoerenti tra loro e non si confermano a vicenda come sostengono gli autori.

      1. Cosa dire della recente sentenza della Corte di Appello di Torino, che ha detto che le onde E.M provocano il cancro?

      La domanda, così posta, è ingannevole: nessuno ha riconosciuto il danno da onde elettromagnetiche, men che meno ha detto che le onde E.M. sono cancerogene.

      La sentenza -che non ha stabilito nulla di nuovo rispetto a quanto già conosciuto- ha messo in relazione un caso di neurinoma acustico, occorso ad un dipendente di un gestore telefonico, con l’utilizzo giornaliero prolungato (4-5 h/giorno) del telefonino per anni.

      Dal canto suo, la IARC (https://monographs.iarc.fr/agents-classified-by-the-iarc/) recita testualmente nelle conclusioni «There is limited evidence in humans for the carcinogenicity of radiofrequency radiation.

      Positive associations have been observed between exposure to radiofrequency radiation from wireless phones and glioma, and acustic neuroma», classificando pertanto nel gruppo 2B i campi elettrici RF.

       

      Come si vede, la sentenza NON dice che le onde elettromagnetiche fanno male, bensì che l’uso del cellulare ha causato un tumore ad un lavoratore che per necessità era esposto.

      E’ necessario qui fare un’ultima ma importante precisazione: la presunta (gruppo 2B) pericolosità dei campi elettrici RF deriva non tanto dall’esposizione causata dalle antenne (tralicci), ma da quella dei dispositivi portatili (telefoni): si tratta infatti di due esposizioni molto differenti, che sono trattate epidemiologicamente con metodi differenti e che portano a risultati differenti.

      Tuttavia il fatto deve essere di ammonimento per limitare l’utilizzo dei telefonini al minimo possibile, o comunque ad un modo consapevole. Ciò del resto è già in atto da alcuni anni: infatti, a parità di condizioni al contorno un moderno telefono 4G irradia molto meno (fino a 20 volte meno) di un 2G. E il trend di diminuzione si conferma ad ogni salto di tecnologia.

      Nel gruppo 1 dei sicuri cancerogeni abbiamo la radiazione solare, gli Ultravioletti ,  il fumo, il fumo passivo e la fuliggine dei camini.

    8. Forse una notizia di questo genere può apparire stonata in un blog sul 5G. Eppure, se andiamo a vedere le motivazioni, non stona più di tanto.

      Già un anno fa il colosso nipponico aveva annunciato il divorzio dal nostro paese; la motivazione ? “Allineare il business alle attuali tendenze di mercato che vanno verso i servizi e le soluzioni a valore aggiunto”. Andando ad approfondire, si scopre che la motivazione principale, per quanto riguarda l’Italia, è legata alla sfiducia totale nella possibilità di uno sviluppo delle tecnologie 4.0.

      Oltre al danno immediato (un anno fa Fujitsu annoverava circa 200 lavoratori sul nostro territorio) in termini di perdita posti di lavoro, la motivazione è, de facto, una bocciatura del nostro sistema rispetto alla possibilità/volontà di spingere le nuove tecnologie per la produzione. Non voglio passare per qualunquista, ma un altro motivo si aggiunge a quelli già espressi più volte dai nostri cervelli in fuga…

    9. Il titolo della notizia battuta da ANSA ieri 29 gennaio 2020 alle 13,23 ha fatto esultare la tribù degli ossessionati dagli effetti nocivi del 5G: finalmente l’Unione Europea si è resa conto dei rischi legati al 5G e correrà ai ripari. L’euforia viene meno quando, leggendo il trafiletto, ci si rende conto che il rischio di cui l’Ue si preoccupa in prima battuta non è certo quello per la salute, piuttosto per le interferenze da parte di paesi non Ue. Constatando che l’architettura del 5G, per le sue caratteristiche, espone maggiormente agli attacchi rispetto alle generazioni precedenti, Bruxelles scrive che “Gli operatori sono largamente responsabili per lo sviluppo sicuro del 5G, e gli Stati membri sono responsabili della sicurezza nazionale, ma la sicurezza della rete è una questione di importanza strategica per tutta la Ue”.

      Delusione di Trump dopo la scelta della Gran Bretagna di affidarsi a Huawei per la realizzazione della rete 5G nel UK (Huffington Post, 28.1.2020); le preoccupazioni del presidente USA aumentano al pensiero che anche la Germania sta facendo le sue scelte. Come abbiamo già avuto modo di dire in questo blog, le preoccupazioni per la salute sono davvero all’ultimo posto. Sicurezza dei dati e predominio economico per chi possiede la tecnologia meritano certamente maggiore attenzione.

    10. Nel marasma e nel disorientamento generale si incontrano persone che, per quanto si dichiarino non competenti, decidono di rivolgersi a fonti istituzionali, o comunque società scientifiche, per trovare le risposte alle tante domande che frullano nella testa.

      E’ il caso di una ragazza di 25 anni che si è rivolta ad AIFM NOIR per porre, peraltro in maniera molto lucida, domande molto pratiche riguardo all’uso di cellulari e cordless. CI pare carino segnalare l’intervento, che gli interessati possono andare a leggere qui.

    11. Ho la sensazione che serva fare chiarezza su questi due temi:

       

      1. i cellulari sono/non sono correlabili a tumori

      2. le radiazioni non ionizzanti sono cancerogene.

       

      Che negli articoli vengono trattate come sinonimi.

      Ora, mentre lo studio dell’Istituto Ramazzini e qualcos’altro ti mettono la pulce nell’orecchio che in determinate condizioni la seconda frase possa essere vera, dette condizioni, in particolare oggi, MAI si verificano nell’uso tipico (anche nelle condizioni peggiori!) di un cellulare.

      Sarebbe importante, per me, che  questa differenza si stampasse indelebilmente nel cervello dell’opinione pubblica, entrasse a far parte del DNA.

       

      Un esempio che uso quando mi trovo a parlarne è quello del forno a microonde.

      La frase “le radiazioni non ionizzanti sono pericolose” è di un’ovvietà sconveniente: per verificarlo basta mettere il gatto nel microonde e accenderlo. Ciascuno può capire come andrebbe a finire.

      Ma è ovvio che una telefonata con il cellulare non è come mettere il gatto nel microonde!

      Tutto questo per cercare di spiegare che la discriminante è l’intensità di campo in gioco, grandezza dalla cui conoscenza non si può prescindere per valutare la pericolosità delle radiazioni correlate al campo elettromagnetico.

      La frase  “radiazioni emesse dai cellulari sono potenzialmente cancerogene” è come dire che “un contatto fisico con un’altra persona ti può spezzare un braccio”.

      Questo concetto, per me, merita tantissima attenzione e chiarimenti.

    12. Ho letto con interesse l’articolo di Vera Martinelli, referente per il Corriere della Sera dello Sportello Cancro

      L’intervento, di carattere divulgativo, è un mix molto equilibrato di evidenze scientifiche e di buon senso; il contenuto iniziale riassume i risultati degli ultimi studi e rapporti (da ISS a Iarc) e  il tutto si conclude con i classici “consigli per l’uso”. Questo è fare informazione orientando correttamente le scelte!

    13. Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità (Joseph Goebbels). 

      Lascio i commenti di carattere tecnico a colleghi più autorevoli, voglio qui solamente sottolineare la difficoltà, in questo momento, di orientarsi correttamente e scegliere consapevolmente; in tempi nei quali il 99,9% delle informazioni viene ricavato dal web, un ambiente dove non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che fai credere a Mr. Google e, di conseguenza, delle persone che si affidano a lui per trovare le risposte; e per convencere Mr. Google non servono verità, ma algoritmi potenti, che scandagliano il web in tempo reale per cogliere il mood e colpire nel segno. Questo spiega tante cose, come la rapida crescita del consenso di certi politici, le cui capacità sono certamente meno evidenti della smania di potere. 

      L’unico modo per combattere un sistema così influenzato da questi meccanismi è riproporre, con forza, di dati di realtà, che nel nostro ambiente si chiamano evidenze scientifiche; e diventare punto di riferimento per chi annaspa nel mare magnum…allora, come Fisici Medici, mettiamoci in gioco, usciamo dal guscio e facciamoci sentire; forti della nostra conoscenza, ma senza nascondere i dubbi, quei residui non spiegabili che nel corso della storia ci hanno fatto cambiare i modelli, il più delle volte con piccole variazioni ma, a volte, con veri e propri…salti quantici.

       

    14. Dal bollettino del SNPA (https://www.snpambiente.it/2020/01/17/tecnologia-5g-quattro-serate-informative-in-alto-adige/)

      L’implementazione del 5G coinvolge diversi aspetti, da quello tecnologico a quello sanitario, tutti estremamente attuali e dibattuti. Per informare i cittadini, l’Appa Bolzano ha organizzato quattro serate informative, di cui due già svolte. Prossime tappe: Brunico il 29/01 e Merano il 30/01. Video su YouTube.

      Quando si parla di 5G, acronimo di 5th Generation, s’intende il nuovo standard tecnologico per la telefonia mobile di quinta generazione. Tale tecnologia costituisce l’evoluzione di quelle ampiamente utilizzate nel campo delle telecomunicazioni (2G, 3G e 4G) e consente da un lato di aumentare le prestazioni dei servizi attualmente disponibili e dall’altro di offrirne di totalmente nuovi ed innovativi.

      A Bolzano e a Bressanone un pubblico numeroso ha partecipato recentemente alle prime due delle quattro serate informative sul tema 5G organizzate dall’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima di Bolzano. Le prossime due serate avranno luogo a Brunico, il 29 gennaio, e a Merano il 30 gennaio.

      La nuova era del 5G: l’Internet delle cose (IoT – Internet of Things)
      Il 5G non è soltanto la quinta generazione di telefonia mobile, ma rappresenta un salto di qualità enorme nel settore delle telecomunicazioni. L’Ing. Elio Salvadori, del Centro di ricerca che si occupa di tecnologie internet e telecomunicazioni presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, ha illustrato i nuovi scenari applicativi delle reti di quinta generazione

      Gli effetti sulla salute delle radiofrequenze
      Daniele Mandrioli, coordinatore delle attività di ricerca del Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, ha evidenziato gli effetti sulla salute. “Il più evidente degli effetti biologici dei campi elettromagnetici non ionizzanti a radiofrequenze – ha sottolineato – è il riscaldamento dei tessuti corporei. L’Istituto Ramazzini studiando lo sviluppo di alcuni tipi di tumori maligni nei ratti esposti alle radiofrequenze ha evidenziato un rischio basso e comunque riferito a valori di campo elettromagnetico molto maggiori rispetto ai limiti in vigore in Italia.

    15. Il dibattito sugli effetti sanitari dei campi elettromagnetici, riavviato dalla recente sentenza di appello che ha visto nuovamente sconfitta l’INAIL è paradossale.

      Sulla questione specifica ribadirei parola per parola quanto già osservato ai tempi del processo di primo grado.

      Il paradosso è che le posizioni pseudoscientifiche o le interpretazioni sbagliate di dati consolidati vengono amplificate e diffuse, fino a influenzare anche la magistratura, proprio da quella rete che utiizza sempre di più l’infrastruttura senza fili che si vuole combattere.

      Al di là di applicazioni futuribili, che speriamo utili e sicure, la domanda di “banda” che stimola l’evoluzione della telefonia, credo sia ancora in larga parte alimentata proprio da quelli che chiedono di fermare il 5G salvo poi cercare sulla rete stessa improbabili tecnologie per entrare  “in biorisonanza con le deboli vibrazioni elettromagnetiche (…) per programmare trattamenti su misura per ogni singola persona”.

      Il problema più grave rimane tuttavia il fatto che le istituzioni deputate a garantire la salute e la sicurezza di tutti vengono sempre più delegittimate.

      Affermare che le pubblicazioni dell’ICNIRP non contano perchè i suoi esperti lavorano, o peggio, hanno lavorato, per compagnie telefoniche telefoniche è come dire che gli oncologi sono troppo coinvolti per dire come curare il cancro o gli ingegneri strutturali non sono imparziali per valutare la stabilità dei ponti.

      In tutte le istituzioni ci sono regole e procedure, sicuramente sempre migliorabili, per vigilare sui conflitti di interesse e le interferenze indebite, ma fino a prova contraria le leggi per la tutela della salute devono basarsi sul consenso scientifico consolidato, non su dati parziali, magari interpretati male, come già illustrato diverse volte anche in questo sito (https://fisicamedica.it/node/28556).

      Che i campi elettromagnetici siano possibili cancerogeni è un dato acquisito e richiede di mantenerli oggetto di studio, le azioni preventive devono essere attuate con un ordine di priorità, alla luce delle conoscenze, da chi ha il titolo per farlo.

      Personalmente, dichiaro il mio conflitto di interesse in quanto per professione misuro i campi elettromagnetici in ambiente di vita e di lavoro.

      L’allarmismo su questi temi potrebbe quindi portarmi ulteriore lavoro nel breve periodo, ma proprio perchè conosco le reali condizioni di esposizione delle persone mi sembra urgente e importante concentrarsi sui rischi reali e non su quelli presunti.

      L’aumento dei click fa guadagnare i gestori dei siti ma disperde anche ulteriore campo elettromagnetico.

       

       

    16. buongiorno a tutti,

      Un po’ di anni fa ho svolto un master sull’interazione dei CEM con l’ambiente e la parte di tirocinio è stata svolta presso il dipartimento di Ingegneria elettronica della Sapienza con il prof Guglielmo D’inzeo, il cui gruppo si occupa di studiare tra le altre cose anche degli effetti delle microonde con i sistemi biologici.

      Vorrei dare il mio contributo allegando la tesi di fine master. Mi sono occupato di eseguire delle simulazioni di dinamica molecolare per studiare gli effetti molecolari di campi elettrici su molecole organiche. Nello specifico il gruppo eme legato con la molecola di ossigeno.

      I risultati di questo studio hanno evidenziato per il caso studiato e con la limitazione dell’interazione del solo campo elettrico che solo considerando valori estremamente elevati di c.e. si riescono a vedere delle minime alterazioni di potenziale di legame del sistema eme-ossigeno.

      Dopo il master purtroppo non mi sono più occupato di questo argomento anche se ritengo che alla luce dei nuovi sviluppi tecnologici (frequenze sempre più elevate, copertura globale, tempo di permanenza in questi campi praticamente illimitato,  ….) si stia riaprendo un interessante ramo di ricerca.

      Qui è possibile scaricare il lavoro del master.

       

      Salvatore

    17. Il 28 Novembre 2019 si è tenuto il seminario di studio “Procedure autorizzative degli impianti di telefonia mobile 5G”, presso la sede centrale dell’ISPRA in Via Vitaliano Brancati 48, Roma. L’evento ha visto la partecipazione massiccia dei rappresentanti degli enti di ricerca, dei gestori di telefonia mobile e delle ARPA/APPA di tutto il territorio nazionale e ha costituito un’occasione unica di confronto in merito alle implicazioni della Delibera SNPA n. 59 del 02 Ottobre 2019 :

      https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2019/10/Delibera-59-Criteri-valutazione-antenne-mMIMO.pdf

      Per degli approfondimenti tecnici per i non specialisti del settore consiglio:

      ITU-T Series K TELECOMMUNICATION STANDARDIZATION SECTOR OF ITU Supplement 16 (09/2018) SERIES

      Massive MIMO for Next Generation Wireless Systems Larsson, Erik G.; Edfors, Ove; Tufvesson, Fredrik; Marzetta, Thomas L. Published in: IEEE Communications Magazine

      Massive MIMO: Ten Myths and One Critical Question Emil Bj¨ornson, Erik G. Larsson, and Thomas L. Marzetta

      Ed in generale: https://www.iss.it/documents/20126/45616/19_11_web.pdf/ac56a2f9-b6c1-321e-adbf-7165c4bbd88a?t=1581095867194

    18. Quando leggiamo del 5G, sia che si tratti delle scelte dei decision maker piuttosto che del verbale del comitato di quartiere, il tema intorno al quale si dibatte è sempre quello delle possibili ricadute sulla salute. Quando si allarga un po’ la visione sono ben altri, a mio modo di vedere, i dubbi che possono sorgere riguardo al nostro futoro mondo iperconnesso… è delle ultime ore la notizia che Chris Krebs, Direttore della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency americana, dopo l’uccisione di Qassem Soleimani, ha chiesto di alzare il livello di guardia, temendo la possibilità di un attacco ai sistemi informatici internazionali. Circa un anno fa anche Benjamin Netanyhau aveva allertato i servizi di sicurezza israeliani ammettendo un numero elevato di attacchi informatici da parte degli hacker ingaggiati negli ultimi anni dal generale ucciso. Viene da pensare quanto un mondo iperconnesso possa comportare grandi vantaggi, ma sia anche estremamente delicato. Quando i veicoli verranno guidati da artisti virtuali, gli interventi chirurgici saranno condotti a distanza da sistemi robotici, quali potrebbero essere le conseguenze di un attacco da parte di hacker? La sensazione è che i vantaggi acquisiti possano essere cancellati in un lampo da un unico evento catastrofico, del quale non possiamo nemmeno immaginare la portata. Il cambiamento tecnologico al quale stiamo assistendo richiede fortemente un cambiamento culturale, quanto meno una presa di coscienza della sua portata, per poter operare scelte etiche, che favoriscano la crescita globale e non la distruzione. Sono queste le sfide, in testa a tutte quella di essere lucidi, informati, attenti, e saper scegliere bene fra la miriade di notizie e stimoli che ci arrivano dal web. 

    19. Dati alla mano, possiamo essere perplessi a fronte della corsa inarrestabile verso un mondo iperconnesso, ma non preoccupati. Quello che ci deve preoccupare veramente è l’uso fuorviante dei dati scientifici, e tutto ciò che ne consegue, fino alla deliberazione di azioni palesemente in contrasto con le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità…in estrema sintesi è quello che ci racconta Francesco Frigerio, ripescando nella letteratura scientifica quei passaggi che ci permettono di fare rapidamente una sintesi corretta della situazione e, di conseguenza, poter scegliere con cognizione di causa.

       

      #AIFMNOIR

      #scienzaenonfantascienza