L’incidente nucleare dell’8 agosto è avvenuto in una base nucleare russa nei pressi della cittadina di Nenoska che si trova nel nord della Russia sulle coste del mar Bianco.

Dopo giorni di silenzio le autorità Russe hanno ammesso che si è verificato un incidente durante un test missilistico e in particolare un test su un piccolo reattore nucleare che costituiva il cuore del motore del missile in prova.

Qualcosa è andato storto ed è avvenuta una esplosione che ha provocato la morte di cinque ingegneri e due funzionari del governo mentre non si hanno notizie di quanti altri siano rimasti coinvolti dall’esplosione.

Generalmente i missili a propulsione nucleare hanno una doppia propulsione, la prima data da un motore a razzo a combustibile chimico che fornisce la spinta iniziale, la seconda da un motore nucleare che utilizza il calore di un piccolo reattore nucleare per generare la spinta successiva.

Il vantaggio della doppia propulsione è dato dal fatto che la propulsione nucleare necessita di poco combustibile, è più potente e dura molto di più di quella chimica e quindi può portare più “carico” (es una bomba nucleare), molto più lontano e a grande velocità anche fino a 10 mach (1 mach = velocità del suono = 1.191 km/h).

Si fa notare che un reattore nucleare da utilizzare nel motore di un missile è un sistema molto sofisticato e complesso perché il peso ha enorme importanza, e quindi è privo di gran parte dei sistemi di controllo e schermature che lo aumenterebbero. Inoltre deve sprigionare una grande potenza per dare la necessaria spinta al missile e fargli raggiungere, come detto, grandi velocità.

Cosa sia successo con precisione è difficile da stabilire in quanto il test missilistico è coperto da segreto militare, ma è verosimile (data la presenza di radiazioni gamma) che la reazione nucleare innescata sia andata fuori controllo e quindi si sia verificata l’esplosione coinvolgendo anche il propellente chimico.

Si fa presente che in questi piccoli reattori nucleari il combustibile è costituito da una piccola percentuale di Uranio 235 inserito in una matrice di carbonio.

Per quanto riguarda le radiazioni emesse, le autorità Russe hanno riferito che la radioattività della zona è aumentata di 16 volte (ovviamente rispetto a quella ambientale della zona) mentre altre fonti (Greenpeace) parlano di aumento della radioattività ambientale di 20 volte.

Sembrerebbe che il picco di radiazioni gamma sia stato rilevato da 6 stazioni di misura a distanza di 50 km dalla zona del disastro e che comunque sia ritornato nella norma dopo alcune ore.

Il valore rilevato (16 o 20 volte la radiazione ambientale) non deve comunque allarmare le popolazioni lontane dal luogo dell’incidente perché il rilascio di radioattività è stato molto basso nella zona dell’esplosione e zone vicine, se rapportato ai disastri nucleari recenti, dove la radioattività locale era stata di centinaia di migliaia di volte più grande, e quindi non interesserà in alcun modo le zone che si trovano a distanze superiori a un centinaio di Km.

Anche in quelle zone però non serviranno particolari precauzioni per la popolazione e penso che difficilmente si arriverà alla evacuazione anche nella zona interessata dall’esplosione.

Sicuramente, le centraline di controllo degli stati Europei non rileveranno dosi di radiazioni superiori al fondo ambientale come comunemente rilevato.

La cosa preoccupante è invece la brutale e continua ricerca di armi sempre più sofisticate che la Russia e gli Stati Uniti portano avanti da qualche tempo, e che sembrava (con la fine della guerra fredda) essere andata in pensione.

Per inciso, un missile a propulsione nucleare, può trasportare una bomba nucleare, può  raggiungere velocità anche superiori a 10.000 Km/h ed è pertanto difficilmente intercettabile dai sistemi di difesa in quanto può impiegare una decina minuti per arrivare alla distanza di 2.000 Km.

Giuseppe Scalzo