I rischi relativi alle radiazioni ionizzanti sono legati a diversi fattori, tra cui la quantità di radiazioni ricevuta (la dose), il tipo di radiazione, la parte del corpo esposta e l’età del soggetto esposto. Nel caso della medicina nucleare la quantità di radionuclide somministrata al paziente pone un problema di radioprotezione sia per il paziente che per le persone attorno a lui.

IL SIGNOR ALFREDO ALLE PRESE CON UN ESAME PET.

Immaginiamo ad esempio il signor Alfredo, un paziente che si sottopone ad un esame PET con somministrazione di 18F-FDG in mattinata. Dal momento della somministrazione il signor Alfredo possiede una modesta quantità di radioattività dentro di sè, ma questo non deve spaventare! Innanzitutto è proprio questa radioattività che servirà  per eseguire l’esame diagnostico, con tutti i benefici clinici che ne derivano. Inoltre, la quantità di radionuclidi utilizzata è la minore possibile per ottenere un esame affidabile e diagnostico. La quantità di radioattività all’interno del signor Alfredo diminuisce piuttosto in fretta nel tempo, tanto è vero che l’esame verrà effettuato nell’arco di poche decine di minuti. Grazie alla diuresi fisiologica nell’arco della giornata e sfruttando il naturale decadimento del radiofarmaco, la radioattività del signor Alfredo è destinata a diminuire e diventare trascurabile nell’arco di poche ore. In serata non ci sarà più traccia di radioattività nel corpo del signor Alfredo.  La dose di radiazione assorbita dal signor Alfredo durante l’intera giornata per questo tipo di esame dipende dalla quantità di radiofarmaco somministrata e il fisico medico è in grado di misurarla.  In media nelle procedure diagnostiche tali valori di dose sono bassi e confrontabili con quelli tipici degli esami radiologici.

Come deve comportarsi il signor Alfredo al di fuori dal reparto di Medicina Nucleare?

Una volta dimesso il signor Alfredo si troverà a contatto con altre persone, ad esempio i suoi famigliari. Sebbene la quantità di radioattivo presente nel signor Alfredo sia modesta è bene limitare i contatti ravvicinati e prolungati con le altre persone fino a sera. Maggiore attenzione va posta nei confronti delle persone più “radiosensibili”, ovvero i bambini e le donne in stato di gravidanza.

Ma il signor Alfredo una volta rientrato a casa rende radioattivo tutto ciò che tocca?

No, se il signore si siede su una sedia o utilizza il telecomando questi oggetti non diventano radioattivi  e non vi è alcun pericolo. L’unico modo per cedere radioattività (in gergo “contaminare”) gli oggetti circostanti è attraverso i liquidi corporei. La famosa mano sulla bocca dopo lo starnuto, lavarsi le mani, etc…. AIUTANO a ridurre al minimo ogni rischio.

Il rispetto di queste semplici regole assicura che le persone che circondano il paziente siano radioprotette e sicure. È bene ricordare che quanto detto è solo un esempio: tempistiche e modi vanno valutati per ogni procedura diagnostica (tipo di radionuclide, quantità, etc..) e bisogna fare riferimento alle indicazioni del proprio medico nucleare.