Da diversi anni il nostro Paese è impegnato nella ricerca sulle tecnologie della fusione termonucleare. I centri di ricerca più attivi in questo senso sono quelli di Frascati dell’ENEA e di Padova del Consorzio RFX. Il coinvolgimento dei ricercatori italiani è stato favorito dai finanziamenti a carico delle organizzazioni europee e mondiali. Il progetto ITER ha richiesto in particolare un notevole impegno negli ultimi 20-30 anni, prima per la fase concettuale e poi per quella esecutiva. Un ruolo di rilievo è stato ed è riservato agli aspetti di radioprotezione, che sono determinanti per la realizzazione delle strutture schermanti e per la definizione delle modalità di intervento sulle varie parti delle macchine. L’occasione per affrontare e descrivere in maniera organica gli aspetti tecnico- scientifici e normativi della radioprotezione per questa tipologia di impianti è offerta dallo sviluppo della nuova macchina sperimentale per fusione termonucleare denominata Divertor Tokamak Test facility (DTT), che rappresenta attualmente il più grande polo nazionale di ricerca sulla fusione nucleare. Gli impianti in questione sono in effetti considerati macchine radiogene, ovvero macchine che emettono radiazioni ionizzanti e che possono produrre sostanze radioattive durante il loro funzionamento. Gli aspetti di radioprotezione in questi casi non sono molto dissimili da quelli tipici degli acceleratori di particelle, ma presentano alcune peculiarità che richiedono un’analisi specifica. Il percorso autorizzativo inoltre deve essere ben differenziato da quello degli impianti nucleari basati sulla fissione dei nuclei e per macchine come DTT richiede un approccio dedicato. AIRP, in collaborazione con ENEA, ritiene utile affrontare le esigenze di radioprotezione che si presentano in questi casi in una specifica giornata di studio, coinvolgendo sia coloro che hanno affrontato e affrontano le problematiche tecnico-scientifiche, sia coloro che intervengono nei processi autorizzativi.