5G is coming.

E visto che da vent’anni mi occupo di sicurezza su radiazioni ionizzanti (RI), non mi dispiace tenermi informato sull’impatto sulla salute anche nelle novità nel campo delle radiazioni non ionizzanti (RNI).

Vuoi sapere se sono d’accordo o contrario? Non lo so… ancora. Voglio conoscere a fondo il problema prima di dare una risposta. Resto umile. Ecco la mia lista della spesa
1. mi informo
2. verifico il rispetto della salute
3. valuto l’utilità
4. mi formo un parere 
5. informo autorevolmente

Il 23 maggio 2019 Sono andato alla presentazione sul 5G e sugli studi in materia di RNI dell’istituto Ramazzini organizzato dal movimento stop5G Forlì il cui claim è lo stesso mio (vogliamo valutare), ma già dal nome pare che processo sentenza e condanna siano già stati eseguiti. Lo si capisce anche da come ridacchiano dei potenziali usi del 5G citando quelli più faceti (la verifica che il pannolino sia bagnato ?!?) e omettendo la straordinaria possibilità della mobilità automatica con grande riduzione del rischio di incidenti, degli interventi chirurgici remoti (vite salvate!) e così via.
Si capiscono ancora parecchie cose dell’impostazione della presentazione se la si legge a ritroso: l’ultima slide annuncia che lo studio è costato 3500 k€ e che, guarda caso, mancano giusto gli ultimi 50 K€ che contano di raggranellare con le offerte. Capisco allora che se espongo dubbi troppo credibili potrei influire negativamente sulla questua, per cui mi limito.

Gli estremi del lavoro della Belpoggi del Ramazzini li avevo già studiati, speravo in un incontro faccia a faccia di poter approfondire alcuni aspetti su cui nelle pubblicazioni e nelle presentazioni si glissa, quando non se ne parla affatto.

Ti spiego le due cose fondamentali, dopodiché ti sarà più facile capire il resto; le radiazioni elettromagnetiche si caratterizzano con due grandezze: la frequenza che (a grandi linee) ne identifica il tipo (frequenze diverse, caratteristiche diverse) e l’intensità che ne caratterizza la quantità. Il cosa e il quanto. La luce, raggi X, raggi UVA, onde radio sono tutte radiazioni ma con diverse frequenze e quindi con diverse proprietà. Ma la stessa luce, ad esempio, può essere tenue, giusta o accecante a seconda dell’intensità.

Lo stesso è per le RNI. Nello studio vengono irraggiati cavie per tutta la loro vita con frequenze caratteristiche del 4G (1,8 GHz) con quattro intensità diverse (0, 4, 20, 40 V/m medi nella giornata) e si evidenzia un aumento di un particolare tipo di tumore solo nel caso dei 40 V/m.
Lo studio americano parallelo di cui si parla, parte da intensità 15 volte superiori del massimo usato al Ramazzini, per cui se la matematica non mi inganna, da 600 V/m in su. E infatti trovano tanta roba spiacevole in più. Il che ci sta, ma … mi rassicura e parecchio.
In Italia abbiamo il limite massimo di intensità di campo pari a 6 V/m. Ramazzini ci dice che se fosse così anche per tutta la vita, fino a 20 V/m non succederebbe niente (il relatore in realtà parla di un trend, ma non essendo uno statistico, non riesce ad approfondire, per cui io… non ricevo l’informazione). Un risultato molto interessante invece per i paesi europei che hanno il limite a 61 V/m. Nei panni loro vorrei approfondire.

Ma anche nei miei. E infatti chiedo delucidazioni sulle intensità di campo indagate, sulle apparenti disuniformità di campo nel setting di irraggiamento ma il gentilissimo ragazzo ricercatore che sostituisce la dottoressa che, ahimé, non è potuta venire, risponde che non è un fisico, non è un matematico (su un esempio non richiesto di media mal calcolata, mi risponde che non stava dando nessuna importanza ai numeri, ho sentito uno scricchiolio al fegato), che non è uno statistico lo sappiamo già. Chiedo allora se posso parlare con il fisico delle radiazioni che gli ha seguito il lavoro e mi dice che non hanno un fisico in equipe. Sinceramente fatico a capire come si possa imbastire un lavoro sulle RNI senza almeno la consulenza di un esperto nel settore. Io stesso non mi sentirei in grado di farlo, senza prima l’adeguata preparazione.

Insomma, oltre alla rassicurazione di cui sopra, i dubbi che avevo prima inerenti il 5G restano tutti. Sono pertanto costretto a continuare il percorso di formazione coadiuvato dai colleghi di ARPAE di Forlì che presto dovranno affrontare il problema in prima persona.

Ecco le questioni che mi restano aperte. Il 5G utilizza tre tipi di frequenze: due sovrapponibili a quelle dei precedenti G (0,7-2,5 GHz) che già ben conosciamo ed una (per me) novità assoluta, 26 GHz. Questa frequenza non è indagata negli studi del Ramazzini e il comportamento e gli effetti io non li conosco affatto, sono curioso di scoprire se sono sovrapponibili alle altre frequenze.

Si dice che il limite di intensità di campo stia per cambiare da 6 a 61 V/m. Si dice che il 5G non possa lavorare a 6 V/m. Dei “si dice” tendo a disinteressarmi; ad oggi abbiamo un limite normativo preciso, il cui rispetto ci mette comunque in condizioni di sicurezza secondo tutti gli studi fin qui trattati. Se il limite aumentasse a 61, l’evidenza di Ramazzini o viene messa in discussione in qualche modo o si scontra necessariamente con quel valore. Seguiamo la questione.

Si dice che taglieranno degli alberi per favorire il passaggio delle onde millimetriche. E dai con questo “si dice”, mi sembra in generale una pratica barbara, nel caso non avrei grossi dubbi ad oppormi o a valutare caso per caso soluzioni che tengano in conto tutte le esigenze ambientali, difficilmente compatibili con l’abbattimento di alberi.

Nel rispetto di tutte queste condizioni mi pare che non ci sarebbero problemi ad adottare il 5G, ma le condizioni vanno assolutamente garantite perché la salute viene sicuramente prima. Continuiamo la procedura di formazione fino a che siamo sicuri che tutti i vincoli sono rispettati, poi potremmo permetterci di cambiare pannolini con il cellulare, almeno così pare.

2 COMMENTI

  1. Interessante il fatto che nell’equipe non ci fosse un fisico, leggendo il lavoro del Ramazzini sembrava che qualcuno che qualcosa di CEM ci capisce ci fosse.

    Se non altro gli ingegneri della Teseo che hanno sviluppato il sistema di irraggiamento e probabilmente ancora ridono per i soldi che hanno sfilato all’Istituto che “non ha conflitti di interesse”.

    Teseo calibra + o – tutti gli strumenti del nord Italia e forse anche oltre. Questo per dire che o ci si fida gli uni degli altri o se si cercano i conflitti di interesse, bastano molto meno dei famosi 6 gradi di separazione…..

    Alcune osservazioni, con qualche riferimento ufficiale è già stato messo nel blog qui

    https://fisicamedica.it/blog/reti-5g-parliamone-ma-parliamone-bene

    Aggiungo di mio un’osservazione dosimetrica ca va san dire.

    Lo studio del Ramazzini mi sembra condotto bene ma con conclusioni forzate.

    L’ICNIRP lo contesta per considerazioni statistiche che non sono il mio forte ma anche perchè, affiancandolo a quello dell’NTP, peraltro non ancora ufficiale, evidenzierebbe una correlazione dose-risposta altalenante: il Ramazzini ha trovato effetti nel gruppo a più alta esposizione come anche l’NTP.

    Peccato che il gruppo a più alta esposizione del Ramazzini sia stato esposto ad un livello più in basso di quello a più bassa esposizione dell’NTP che, è stato giustamente contestato perchè sopra il livello degli effetti termici.

    Per questo  Belpoggi et al.  concludono che il loro studio conferma i dati dell’NTP mentre ICNIRP conclude che i due studi si smentiscono a vicenda.

    Dicevo prima che il Ramazzini trae conclusioni sbagliate ma lavora bene.

    Nelle conclusioni insistono sul fatto che hanno trovato effetti a 50 V/m che per l’ICNIRP invece sono sicuri. Nello stesso studio però, correttamente, calcolano anche il SAR, che è la vera grandezza dosimetrica. Poichè la lunghezza del ratto è più vicina alla lunghezza d’onda usata (permettetemi la spiegazione a la Zichichi….) rispetto agli umani il SAR risulta di 0,1 W/kg quando il valore limite (basic restriction) per gli umani, mediato sul corpo intero è secondo ICNIRP 0,08 W/kg.

    Lo studio di Belpoggi et al quindi certifica che sotto la soglia degli effetti termici non succede nulla, qualcosa di non termico, e questa è la novità, potrebbe succedere quando il SAR supera 0,08 W/kg, che per l’uomo è ancora considerato cautelativo, come sanno i colleghi che si occupano di RM.

    In questo senso non mi preoccupa l’aumento della frequenza in se: tutti noi passiamo migliaia di volte sotto al Telepass che lavora a 18 GHz, è vero di solito non viaggiamo in cabrio, ma ci sono persone che fanno manutenzione e pulizia in pista etc. etc.

    Qualche dubbbio me lo pone l’utilizzo della banda a 700 MHz, tipica della TV.

    Poichè mi sembra improbabile che ci propongano di girare con antenne da 40 cm, immagino che la useranno per le connessioni tra ripetitori, ma, come ho già scritto, dovremo imparare a fare conti e misure fini non accontentandoci dell’approssimazione di campo lontano.

    Colgo l’occasione per ringraziare i colleghi per l’attenzione al tema e incoraggirli ad approfondire.

    La prima fake news da smentire è che non ci sono studi, il materiale c’è bisogna approfondirlo e svilupparlo nel nuovo contesto.

    Con tutto questo sono d’accordo sul fatto che i pannolini dovrete (io per il momento ho già dato) cambiarli ancora per un pò col metodo classico.

    Saluti a tutti

    Francesco Frigerio