A proposito di Pacemaker e Campi elettromagnetici

a cura di Alessia Mattacchioni

A Febbraio 2017 è stato pubblicato sulla rivista Circulation una Research Letter sullo studio in vivo dell’interferenza fra i campi elettromagnetici, cui la popolazione è sottoposta quotidianamente, con i pace maker ed altri dispositivi impiantabili (un breve estratto del documento può essere scaricato qui).

L’interessante articolo sottolinea un problema già noto da tempo e si sofferma in particolare sulla prova in vivo degli effetti su portatori di pacemaker dei campi elettromagnetici di frequenza tra 50-60 Hz. Dunque si sofferma sull’analisi dei normali dispositivi presenti in ambito casalingo come elettrodomestici, utensili elettronici, dispositivi elettronici per l’intrattenimento ecc.

Le misure effettuate dagli autori su 119 pazienti confermano la presenza di interferenze, ma non nascondono la difficoltà nella realizzazione delle misure in tali tipi di studi e delle possibili conclusioni. Come fisici medici possiamo affermare con assoluta certezza che le condizioni al contorno, la possibile sovrapposizione di campi interferenti sia costruttivamente che distruttivamente, la variabilità dei dispositivi in commercio, la cattiva geometria di esposizione rendono di fatto impossibile stabilire con assoluta certezza in quali condizioni il portatore di un dispositivo impiantabile potrebbe risentire, con effetto alla salute, dei campi magnetici che lo circondano quotidianamente.

In tali condizioni è da considerarsi più che mai valido il Principio di Massima Precauzione, innanzitutto invitando i pazienti ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni di precauzione e uso rilasciate dal produttore del dispositivo e auspicando che il paziente portatore possa essere informato più correttamente possibile, sui comportamenti precauzionali da tenere, direttamente dalla struttura che lo segue e che effettua l’impianto. In tal senso AIFM auspica la collaborazione fra le Unità Operative di Cardiologia con le strutture di Fisica Sanitaria che insieme potranno adottare le più adeguate misure informative attraverso fogli informativi cartacei, digitali, poster o veri e propri corsi informativi per i pazienti.

1 COMMENTO

  1. Principio di precauzione o principio di condivisione?
    Il principio di precauzione sembra essere un principio sacrosanto in un mondo in forte evoluzione tecnologica, tuttavia forse oggi è il caso di ripensarci.
    Quantomeno, al criterio di precauzione deve sempre essere associato il bilancio rischio/beneficio.
    Altrove in questo sito si dà ampiamente conto dei disastri in termini di disinformazione che si compiono in nome del principio di precauzione, di recente chiamato in causa anche per il 5G .
    In fondo, è in nome di un malinteso principio di precauzione che, se non fosse per le colleghe, un certo numero di bambini non sarebbero messi al mondo, per timore delle conseguenze dei raggi X.
    Anche in tema di dispositivi impiantati è ora di accompagnare il principio di precauzione con un vero aggiornamento della ricerca e l’accompagnamento delle persone.
    Pochi colleghi oggi rifiuterebbero una risonanza ad un paziente portatore di AIMD senza fare approfondimenti.
    D’altra parte il paziente, dopo che è stato paziente, ha diritto ad una vita il più possibile normale.
    Allora non possiamo accontentarci di consigliare comportamenti cautelativi ma è nostro dovere approfondire e sollecitare l’aggiornamento delle conoscenze anche ai fini del reinserimento lavorativo.
    Il cartello che comincia a comparire nei luoghi di lavoro, “attenzione campi elettromagnetici” non vuol dire “se hai il pacemaker cambia lavoro”; dovrebbe essere finalizzato ad attivare un approfondimento.
    Per esempio, nei luoghi di lavoro normale il campo elettrico è ampiamente inferiore a 1000 V/m, in compenso, non esistono o quasi le esposizioni a campo magnetico a 50 Hz ma esistono plurime sorgenti con diverse componenti armoniche e non generate dalle moderne tecnologie che raddrizzano la 50 Hz.
    Il problema è destinato ad acuirsi con l’avvento della mobilità elettrica che comporterà una sempre maggiore necessità di approfondimento.
    Da anni si usano carrelli elevatori nei luoghi di lavoro, ma le stazioni di ricarica sono sempre più spesso “cautelativamente” segnalate ai portatori di pacemaker, per non parlare delle non lontane tecnologie di ricarica wireless.
    Il principio di precauzione è importante quando c’è di mezzo la salute delle persone ma altrettanto importante è la condivisione di rischi e responsabilità in un mondo che deve imparare a fare davvero i conti con rischi e opportunità della tecnologia.